Ariel se ne va
Ariel se n'è andata. E' rimasta con noi solo per tre mesi e poi ci ha lasciati. Non è facile esprimere quello che si sente dentro quando succede una cosa del genere... Ariel aveva solo otto mesi e un'intera vita davanti a sé. Aveva una casa e una famiglia, degli amici umani e felini che la coccolavano e giocavano con lei, e che hanno lottato fino in fondo per cercare di contrastare il destino che appariva comunque segnato fin da quando, dopo Natale, le era stata diagnosticata la FeLV.

Non sappiamo dove abbia contratto la malattia, anche se secondo il veteriario l'ha presa dalla mamma quando era una miciolina di pochi giorni, e questo a dispetto del fatto che la mamma sembri sana... La FeLV è una gran brutta bestia, un adulto può impiegare anche tre anni prima che si presenti in forma conclamata, ma per un cucciolo bastano pochi mesi e questo evidentemente è ciò che è accaduto ad Ariel.

Ariel e Geronimo
Durante le ultime settimane ero riuscita a farle mangiare qualcosa, facendole leccare il cibo dal mio dito, ma in diverse occasioni Ariel ha dimostrato di non gradire molto. Questo è successo in particolare una mattina della settimana scorsa. Come al solito mi ero alzata verso le sei per dare da mangiare ai mici (cosa non si fa per i nostri miciotti, soprattutto quando uno di loro viene a svegliarti passando delicatamente le unghie sul piano del tuo comodino...) e ho aperto una busta di bocconcini. Birba e Geronimo si sono messi a mangiare, voraci come sempre, e ho sentito un miagolio straziante provenire dallo studio. Mi sono precipitata, ho avuto paura che Ariel stesse male, così ho aperto la porta e... Ariel si è lanciata fuori, miagolando come una pazza e dirigendosi di gran carriera verso la ciotola di Birba. Atrettanto rapida sono intervenuta e l'ho presa in braccio, per evitare che mettesse il muso tra i bocconcini che Birba stava mangiando. Così, tenendola in braccio, ho preso una ciotola anche per lei e ho versato qualche bocconcino, poi l'ho riportata in studio, l'ho messa davanti alla sua ciotola e sono rimasta a guardare cosa succedeva. Geronimo mi ha seguita come sempre e si è diretto verso Ariel, che nel frattempo aveva ficcato il musino tra i bocconcini e stava mangiando a più non posso. Le ha dato una musatina sul fianco, ma lei non ha fatto una piega: era troppo impegnata a mangiare.

Ecco, in quel momento mi sono trovata a sperare che stesse per verificarsi un miracolo, che Ariel iniziasse a riprendersi. Per tutto il giorno dopo ha chiesto altro cibo, ma nel giro di qualche ora mi sono resa conto che non sarebbe riuscita a mangiare più, visto che ora del pomeriggio era riuscita a mangiare solo un paio di pezzetti di carne, nonostante ne avesse voglia.

Di sera, impegnata com'ero a lavorare su una traduzione, ero perennemente nello studio e lei ovviamente gradiva molto. Gli ultimi giorni non riusciva più a saltare, ormai, per cui si limitava a sedersi di fianco alla mia sedia con quell'espressione un po' titubante e un po' fiduciosa, faceva un miagolio flebile flebile e allungava timidamente una zampina per chiedere di essere presa in braccio. Una volta portata all'altezza desiderata si andava a straiare sul calorifero e restava lì per delle ore, un po' dormicchiando e un po' controllando cosa facevo. Se dopo un po' di tempo che era lì non cercavo di farle qualche carezza, si alzava con aria un po' indolente e veniva vicino a me. Se ancora non le davo retta, cercava di sdraiarsi sulla tastiera del computer prendendomi contemporaneamente una mano. Di solito a quel punto interveniva il suo innamorato, che iniziava una serie di MMMRRAOOOOO! fuori dalla porta, al che lei saltava giù dalle mie gambe, si portava sul tappeto davanti alla porta, si voltava a guardarmi e iniziava a miagolare, stavolta non più flebilmente come prima ma forte, con tutta la forza dei polmoni.
 

Sulla mia sedia gli ultimi giorni...

L'ultima sera sembrava che avesse capito che non ce l'avrebbe fatta, ormai respirava a fatica e non voleva più mangiare, tanto che per riuscire a darle qualcosa dovevo sporcarle le zampine. Ma evidentemente non voleva lasciarci un ricordo da micetta malata, così ha iniziato a fare la matta, a chiedere di essere presa in braccio e coccolata, poi siccome non le bastava si avvicinava e allungava una zampina per afferrare la prima mano che le capitava a tiro, se la portava accanto al musino e iniziava a strusciarsi.

Sono andata a coricarmi lasciando Giovanni nello studio insieme a lei e mi ero appena seduta a letto per leggere un po' quando l'ho sentita gridare. Birba era vicina a me, ma è saltata giù dal letto ed è corsa insieme a Geronimo davanti alla porta dello studio. Sono volata anch'io, Ariel aveva già smesso di gridare, stava per vomitare, così ho preso uno straccio e l'ho messo sotto di lei. Ha rigettato del sangue e lì ho capito che non sarebbe rimasta con noi ancora per molto. La mattina dopo l'ho trovata a terra, non riusciva più a muoversi. L'ho presa in braccio, ma lei si è messa a gridare e ha cercato di divincolarsi. L'abbiamo portata dal veterinario un'ora più tardi al massimo, ormai stava morendo... la mia piccola se n'è andata intorno alle 11 del mattino, con noi intorno. Ad un certo punto mi sono avvicinata a lei, ho messo la mia testa accanto alla sua e lei ha cercato di strusciarsi un'ultima volta.

Voglio ricordarla così, era una bellissima gattina e tale rimarrà nei miei ricordi, anche se durante i suoi ultimi giorni era terribilmente magra i suoi occhi verdi hanno continuato a splendere. Addio piccola Ariel, corri felice sul Ponte dell'Arcobaleno.
 


 
Milano, 22 gennaio 2000